Rifiuti Solidi Urbani – RSU

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Ciclo vita di un prodotto e rifiuti

Quando nel suo ciclo vita un prodotto perde il proprio valor d’uso, non è riparabile, non è riutilizzabile attribuendogli un nuovo valore d’uso, e non si può neppure riciclare per dar vita a una nuova materia prima seconda, ecco che il prodotto diventa un rifiuto, da conferire a un impianto per il trattamento dei rifiuti, quale una discarica controllata, un termovalorizzatore o un impianto di trattamento meccanico-biologico.

Il problema dei rifiuti

Il problema dell’accumulo di rifiuti nasce con lo sviluppo economico di una società e la rapida urbanizzazione. Oggi, visto l’aumentare del tasso di urbanizzazione in molti paesi in via di sviluppo, è un fenomeno che può risultare in rapida crescita su scala globale.
Quasi tutti i rifiuti sono infatti dovuti alla popolazione che abita nelle zone urbane, e che generalmente acquista cibi confezionati, preferisce imballaggi e contenitori di plastica per ogni tipo di merce e cerca una gamma sempre più ampia di prodotti industriali, tra cui i beni di consumo durevoli (frigoriferi, automobili etc) e molti articoli monouso da gettare quasi subito.
Se volessimo indicare una data da cui, in Italia, si può iniziare a parlare di problema dei rifiuti, potremmo indicare il secondo dopoguerra e gli anni del boom economico. In questo periodo si è assisitito a uno spostamento di buona parte degli abitanti delle campagne verso le città, attratti dalla possibilità di un lavoro salariato nell’Italia della ricostruzione dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
La disponibilità di un salario, unita a una gamma di nuovi prodotti disponibili per l’acquisto, frutto della riconversione da un’industria di carattere essenzialmente militare a un’industria del dopo-guerra, vede l’ingresso in molte abitazioni di prodotti caratterizzati da una natura usa-e-getta oppure di breve durata, anche legati alla scoperta e all’introduzione nel mercato delle materie plastiche e dell’industria degli alimenti confezionati.

Domande guida per affrontare il problema dei rifiuti

Per affrontare il problema dei rifiuti soffermiamoci un attimo su alcune domande:

  • dove possiamo metterli?
  • quanta energia è necessaria per smaltirli?
  • quale è l’impatto sulla salute e l’ambiente?

Un problema globale

Attualmente nel mondo vengono prodotti circa 4 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. La metà è rappresentata da rifiuti urbani (quelli prodotti dalle famiglie), mentre l’altra metà riguarda i rifiuti cosiddetti speciali, provenienti cioè da attività industriali e produttive.

Complici la crescita della popolazione mondiale e lo sviluppo economico (oggi particolarmente accentuato nei cosiddetti paesi BRIC, Brasile, Russia, India e Cina), nel giro dei prossimi 10-15 anni si potrebbe arrivare a un aumento di questa produzione anche del 50%; quindi oltre 6 miliardi di tonnellate.

Si deve anche osservare che metà della popolazione mondiale (3,5 miliardi di persone) non ha accesso ai più elementari servizi di gestione rifiuti, ragione per cui ogni anno montagne (letteralmente) di rifiuti vengono prodotte e abbandonate, con danni ambientali e sanitari spesso irreparabili.

Ingiustizia ambientale

Il problema dei rifiuti, con le sue conseguenze dirette sulla salute e sull’ambiente quali inquinamento dei suoli, dei terreni e dell’aria, e le sue conseguenze indirette, principalmente legate all’energia necessaria alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti direttamente collegata alla Crisi climatica, porta con sé una forte ingiustizia ambientale.

Di fatto [1] si può assumere che il 20% della popolazione mondiale, la popolazione del cosidetto Nord del Mondo, sia responsabile della produzione dell'80% dei rifiuti su scala mondiale, lasciando all'80% della popolazione del Sud del Mondo il 20% della produzione di rifiuti.
Ma gli effetti del problema dei rifiuti ha conseguenze su scala globale e riguarda tutti gli abitanti del pianeta e le specie che lo abitano: la responsabilità di pochi ha conseguenze su tutti, e questo fenomeno si caratterizza come ingiustizia ambientale.

Scala locale: Unione Europea e Italia

In Italia la pratica più diffusa per lo smaltimento è ancora la discarica. Un’altra possibilità consiste nell’inceneritore, la pratica di bruciare i rifiuti per valorizzarli dal punto di vista energetico, producendo vapore o energia elettrica (termovalorizzazione).
Gli inceneritori però inquinano l’aria, emettendo tra l’altro diossina, composto altamente tossico, quindi devono essere provvisti di attrezzature di controllo. La combustione dei rifiuti genera anche gas acidi e metalli pesanti: i primi producono inquinamento atmosferico e piogge acide; i secondi contribuiscono alla tossicità delle ceneri.

I risultati dell’adozione di opportune strategie per la gestione dei rifiuti solidi urbani iniziano a vedersi soprattutto in paesi quali Germania e regione scandinava, che vantano percentuali elevate di riciclo, impianti moderni e diffusi capillarmente sul territorio e minore ricorso alle discariche, attraverso severe regole di disincentivo e controllo.

Trattamento e gestione dei Rifiuti Solidi Urbani

Il sistema di gestione dei rifiuti va considerato come una strategia complessiva da applicare all’intero ciclo di produzione-utilizzo-smaltimento dei prodotti che, una volta acquistati, possono, una volta persa la loro utilità (per noi), diventare dei rifiuti, ovvero sia qualcosa di cui ci vogliamo liberare.
Una seria gestione dei rifiuti non può essere fatta senza considerare quello che è il nostro stile di vita, quali sono i nostri bisogni e come i nostri acquisti e consumi rispondono a queste esigenze.

Le 3R

  1. Ridurre
    Una strategia per la riduzione dei rifiuti passa attraverso una diversa consapevolezza dei consumatori e una modifica del loro comportamento, per esempio con la decisione di acquistare prodotti sostenibili per l’ambiente, che abbiano pochi imballaggi, oppure di acquistare in gruppi solidali (GAS).
  2. Riutilizzare
    I prodotti possono avere una seconda vita, posso essere riparati o essere riutilizzati; inoltre possono essere donati quando non se ne ha più bisogno.
  3. Riciclare
    Il riciclo permette la chiusura del ciclo vita di un prodotto, con la creazione di nuove materie prime (materie prime seconde) derivate direttamente dai prodotti.

Discarica e Termovalorizzatore

Una discarica controllata è un luogo dove vengono depositati i rifiuti che, in seguito alla loro raccolta, non è stato possibile riciclare o inviare a altri trattamenti.
Lo stoccaggio di rifiuti nel terreno può avere ricadute sull’ambiente e sulla salute: dalla decomposizione dei rifiuti si forma infatti un liquido inquinante che può percolare nel terreno e raggiungere la falda acquifera.
Per evitare questa forma di inquinamento una discarica deve essere costruita in un terreno impermeabile e in zona non sismica. Viene eseguito uno scavo nel terreno, il terreno è successivamente compattato e rivestito da un barriera impermeabile, viene predisposta una serie di tubazioni per la raccolta del liquido di percola e del biogas. Terminata la costruzione, la discarica può iniziare a accogliere i rifiuti e una volta raggiunta la sua capienza massima verrà chiusa e sarà ri-naturalizzata, piantando erba e alberi.


Un temovalorizzatore è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti attraverso combustione e recupero energetico. I rifiuti conferiti vengono inceneriti per ridurne il volume e le ceneri vengono smaltite in discarica. Parte del calore della combustione viene recuperato per teleriscaldamento o produzione di energia elettrica.


Rifiuti Zero. Quale strategia adottare?

Dall’analisi dei rifiuti indifferenziati nel Centro di ricerca sui rifiuti di Capannori (Toscana) risulta che l'85% del residuo potrebbe essere evitato attraverso strategie di prevenzione, riciclo o compostaggio: il 28% infatti è plastica (spesso di imballaggi), il 22% frazione biodegradabile, il 16% tessuti e il 13% pannolini.
La conclusione dello studio è che è possibile ridurre del 95% la frazione indifferenziata, in pratica potremmo dover smaltire solo il 5% del totale dei rifiuti!

Una buona strategia da mettere in atto è la strategia Rifiuti Zero, che prevede l’istituzione di un centro di ricerca sui rifiuti che permetta di individuare la composizione della frazione indifferenziata, così da incrementare la raccolta differenziata di alcuni prodotti e definire una strategia da condividere con i produttori di imballaggi, per raggiungere l’obiettivo rifiuti zero.

Una strategia di questo tipo è stata messa a punto in California nella città di San Francisco, come si può vedere nel video (attivate i sottotitoli e nelle impostazioni del video mettete traduzione automatica e selezionate italiano):

[1] L’ipotesi si basa sull’assumere valida la Legge di Pareto anche per la produzione dei RSU, vista la corrispondenza della Legge di Pareto con la distribuzione globale del PIL e la stretta correlazione tra quest’ultimo e la produzione di rifiuti su scala globale.